Home Politics La politica dei morti e delle violenze sessuali se ne frega

La politica dei morti e delle violenze sessuali se ne frega

violenza treno milano varese

Francamente sono un po’ stanco. La politica oggi, e non solo in Italia, sembra seguire copioni di b movie americani degli anni ’80. Il meccanismo è assai semplice. Una comunità vessata e disgraziata subisce un torto, generalmente una violenza o un omicidio, e allora insorge e acquisisce i suoi diritti. Peccato che la realtà sia un po’ più complessa, e che se andiamo avanti così ognuno avrà i “suoi” morti da contrapporre a quelli degli altri. Ognuno avrà le sue violenze subite da contrapporre a quelle degli altri. Anche perché, e lo dice un ex cronista di nera, la violenza molto spesso non ha una ragione, non ha una teorizzazione, non ha una lunga elaborazione. Esplode, improvvisamente.

La violenza, peraltro, molto spesso non è neppure frutto di qualcosa. La violenza è violenza. Facciamoci caso. Federico Rampini, ex di Repubblica, oggi in forza al Corriere, dice che sui giornali americani non c’è eco dell’uccisione di un italiano perché perpetrata da un nero. Contrappone dunque l’uccisione dell’italiano a quella di George Floyd che ha dato vita al Black Lives Matter. Un morto contro un morto. Paragone aberrante perché i morti non si confrontano. Ovviamente la destra usa il suo morto per reagire alla sinistra che aveva usato l’altro morto precedentemente. In attesa che un suprematista bianco ammazzi un nero e si ricomincia. Anche le violenze sessuali seguono la stessa strada.

Greta Beccaglia è stata “adottata” dal centrosinistra, le sventurate del treno Milano-Varese dal centrodestra. Violenza sessuale contro violenza sessuale, con tutte le sfumature di orrore che questo comporta. All’uccisione di un islamico da parte di razzisti bianchi si oppone l’uccisione di un cristiano in Indonesia. Ma la verità è che di quel morto per le strade d’america, italiano, delle due sventurate del treno, di Greta, dell’islamico e del cristiano, alla politica non frega niente.

Sono solo tasselli di un percorso politico, della creazione di una identità. Peccato che la nostra identità sia sempre meno definita. Ci diciamo cattolici eppure di praticanti ce ne sono pochissimi. Ci diciamo bianchi eppure le nostre realtà sono multiculturali. Per questo anche le operazioni identitarie non funzionano più. L’unico programma su cui siamo tutti d’accordo è quello del portafoglio. Ci riducessero, a tutti, le tasse, e lasciassero i casi di violenza a quello che sono: casi di cronaca.